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Zanzibar

Io le ammiro le persone che hanno costanza in tutto ciò che fanno.
Io faccio due cose e riesco a non aver costanza manco in quelle.
Avrei dovuto scrivere del safari...e invece non ho nemmeno ancora riguardato tutte le foto. Ogni volta che apro la cartella e leggo 2041 files mi sento male.
M'è venuta voglia di scrivere di Zanzibar, e quindi. 

Non sono un'amante del mare, devo averlo già detto un centinaio di volte.
Il sale mi infastidisce, la sabbia si infila ovunque, il sole è troppo caldo, star fermi ad abbronzarsi è estremamente noioso.
Che fossi una rompicoglioni d'altronde era stato chiarito da tempo.
Quando è stato il momento di votare tra un giorno in più di safari ed uno in più a Zanzibar, mi sono fiondata sul safari in tempo zero. Fatto sta che si è in democrazia e la maggioranza vince: i compagni di viaggio hanno optato per Zanzibar.
Ho iniziato subito ad informarmi sulle possibili escursioni, per evitare la noia mortale da spiaggia. Giro delle tre isole, escursione con i delfini, tour delle spezie, safari blu. Un sacco di barca, il nemico numero uno per chi soffre il mal di qualsiasi mezzo di movimento, ma piuttosto che il far nulla in spiaggia tutto il giorno: barca sia. 
Abbiamo preso il nostro mini aereo da Arusha, in un aeroporto meno attrezzato del campo volo di Bresso, con dei controlli alla security che vi lascio immaginare, un ritardo di più di un'ora su 45minuti di volo perchè tanto Hakuna Matata...e siamo arrivati a Stone Town, un micro aeroporto dove il pezzo forte è la consegna bagagli: a cosa serve il nastro quando si può fare tutto comodamente a mano?! Omini che buttano bagagli qua e là e tu che cerchi di individuare il tuo prima che lo scaraventino sul pavimento ricoperto di terra. Una scena epocale.
La prima mezza giornata sull'isola prevede un breve tour del paese, cena e dopo cena in un localino trovato dopo mille giri alla ricerca di qualcosa di accettabile. 










Stone Town è parecchio diroccata e non proprio sicurissima...non esattamente una tappa imperdibile insomma.
Ma i tramonti, wow.

Giornata successiva: famoso tour delle tre isole. 
Prima sosta a Prison Island, dove incontriamo un saaaacchisssimo di tartarughe di terra...e volano selfie come non ci fosse un domani!





Un po' di snorkeling, non certo la barriera corallina del Mar Rosso, ma ci sono un po' di Nemo e addirittura una conchigliona di quelle che sembrano rivestite di velluto e che non vedevo da Sharm '98...un sacco di bei ricordi all'improvviso.

Terza sosta: lingua di sabbia. E qui Zanzibar inizia a farsi vedere. Una spiaggia bianchissima, semi deserta, circondata da acque cristalline, con un bel sole caldo al punto giusto...oddio, c'è di peggio. Per una volta posso anche godermi il dolce far niente. Non si sta poi tanto male.




Pranzo e pomeriggio di assoluto relax spiaggiati al sole, intervallato da qualche foto. 

Spostamento verso Jambiani, ci fermiamo in un residence molto hippie, dove l'hakuna matata si mischia al Peace&Love e tutto è molto rallentato, senza fretta. Take it easy, sei in vacanza, senza pensieri. Vallo a spiegare alla mia indole milanese.


Terzo giorno: si nuota con i delfini! 
Istantanea nella tua mente:


Ora, la gita con i delfini prevede la sveglia alle 5 del mattino e l'uscita all'alba su una barchetta di legno che non si sa come faccia a star su. Due cose che amo alla follia (leggi=ironia).
Ma per un bagno in acque cristalline circondati da delfini, questo e altro.
Poi però arrivi lì e ti ritrovi su sta barchetta del 1912, circondati da altre mille barchette del 1912, un affollamento che manco al centro commerciale il primo giorno dei saldi...e vaghi, vaghi, vaghi per due ore alla ricerca di un cavolo di delfino, che poretto ha pensato bene di scappare da questa orda di umani impazienti, su e giù dalle onde a velocità della luce, con gente che si sente male e il gran comandante in capo che ti dice di aver pazienza...tu imbottita di Xamamina che preghi in dieci lingue diverse di uscirne almeno semi-sana...


Poi, dopo due ore che sembrano dieci, arriva la telefonata dell'omino che sta dalla parte opposta del golfo: ci sono i delfini. 
E via, ci si fionda. Millemila all'ora, si sfida il mare, la barca a tratti prende il volo e poi riatterra sull'acqua con un rumore assordante e conseguenti botte pazzesche per noi, che cerchiamo di rimanere aggrappati e non volar via.
Ma perchè cazz* mi metto sempre in 'ste situazioni, che sto male pure sul materassino in piscina?!?!?
Arriviamo al punto X. Una distesa di barche e gente impazzita. 
A un certo punto, si intravede il delfino. 
Ammetto, nonostante tutta la situazione e dir poco raccapricciante, di essermi un pochino emozionata. Me ne vergogno. 
Ho cercato di fare qualche foto al povero Flipper che cercava di scappare, circondato da ogni lato. L'abbiamo inseguito tutti per un po', poi finalmente è riuscito a filarsela.




Non proprio the best experience ever.
Alle 11 eravamo di ritorno, ad attenderci: una giornata di puro relax sulla spiaggia.
Abbiamo lasciato i nostri bungalows e ci siamo incamminati sulla spiaggia, per raggiungere Paje. 

Mi capita spesso di innamorarmi di un posto.
Meno spesso di un posto di mare.
Zanzibar mi è entrata nel cuore.











Le altre meraviglie di quest'isola nel prossimo post.





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