Il tour cubano
parte subito alla grande: La Habana.
Alloggiamo in un
hotel fuori dal centro, che a leggere i commenti su TripAdvisor doveva essere the worst ever...sarà che son cresciuta
a suon di gite oratoriane dormendo spesso su pavimenti di scuole e palestre, ma
a me sto hotel non è sembrato poi tanto male. Ad ogni modo...fuori splende il
sole, ci sono 30 gradi e siamo a CUBA, per cui mi potete anche mettere a
dormire su un marciapiede che la cosa non mi tange.
Ci aspettano
Marcial e Faustino, la nostra super-guida e il nostro super-autista, a cui va
subito un grazie gigantesco per averci scarrozzati in giro sempre con un gran
sorriso, per essere entrati a pié pari nello spirito del gruppo ed aver
scherzato e riso con noi, per aver risposto alle mille domande, per aver
sopportato il casino sul pullman, tra balli sfrenati e panni stesi ad
asciugare, per averci raccontato della Cuba turistica ma soprattutto per aver
condiviso con noi storie, pensieri, paure e speranze della Cuba vera, quella di
cui si può parlare solo a bassa voce. Non potevano capitarci persone migliori.
Prima fermata:
Plaza de la Revolución.
Ovunque ti giri a
Cuba si parla di Revolución. Che sia la piazza de la Revolución, il museo de la
Revolución, la festa della Revolución, il sasso che ha calpestato il tizio
TaldeiTali durante la Revolución...non si scappa. È un martellamento continuo,
si cresce a pane e Revoluciòn da queste parti, manco sta rivoluzione fosse
stata fatta l’altro ieri e non quasi sessant’anni fa. Una pressione psicologica
non indifferente.
Riprendiamo il
nostro pullman e obblighiamo Faustino a fermarsi in zona di divieto di sosta,
poraccio, perchè le foto sul Malecón non si possono non fare. Faustì, sant’uomo.
Statua del General Maximo Gómez |
Sosta veloce
anche al Castillo de los Tres Santos Reyes Magnos del Morro (che ci vuole più
tempo a leggere il nome che a girarci attorno) – una bella vista sulla città, si
scatta qualche foto e poi via in centro, verso il Capitolio Nacional, uno dei
simboli de La Habana.
E qui mi viene
subito ricordato che posso andare anche in capo al mondo ma la maledizione
delle impalcature mi perseguiterà forever&ever. Dopo Santiago, Lisbona,
Sintra e Bologna – signori: il Capitolio Nacional a La Habana.
Capitolio Nacional |
Quanto meno
questa volta le impalcature sono sobrie e non rovinano troppo l’edificio. Poi
ormai devo averci fatto l’abitudine, non me la prendo neanche poi tanto.
Si fa un giretto
tra le vie della città, tra le coloratissime Chevrolet anni cinquanta e case
decadenti a fare da sfondo a questa città che mi sembra comunque piena di vita.
Passiamo per il famoso Parque Central, il Central Park de La Habana, come ci
tiene a sottolineare Marcial con un pizzico di ironia...un parchetto 5x5 metri
dove si trova la statua di José Martí.
Statua di José Martí |
Ci fermiamo al Floridita per un daiquiri
in compagnia di Hemingway e poi un Mojito in terrazza, dove optiamo anche per
un pranzetto al volo. Che poi tanto al volo non è, in questi posti molto
turistici ti servono con una lentezza disarmante ad un prezzo piuttosto
elevato, ma dopo una giornata intera passata in volo, un paio d’ore di relax in
terrazza sotto il sole le si fanno volentieri. Ecco magari sarebbe stata una
buona idea mettersi un po’ di protezione solare, evitando cosi di arrivare a
sera a chiazze color aragosta, ma tant’é ormai è fatta.
Ernest Hemingway |
Il pomeriggio è
dedicato alla visita delle principali piazze della città: Plaza Vieja, Plaza de
San Francisco, Plaza de Armas e Plaza de la Catedral.
Plaza Vieja |
Plaza de San Francisco |
Estatua de Cristo |
Plaza de la Catedral |
Ci conosciamo da
poco più di 24 ore, ma facciamo gli scemi come fossimo amici da una vita.
#siselfiechipuó |
#selfieprocessione #andremoallinferno |
#unselfiealgiornotoglieilmedicoditorno |
La sosta caffè
del pomeriggio è stato uno di quei momenti che ricorderò a vita, insieme ad un
altro paio di episodi di questo #CubaSelfieExpress che vi racconterò nelle
puntate successive. Siamo in fila pipì, tanto per darvi un contesto, quando una
mia compagna di viaggio mi guarda e mi dice (cito testualmente): Certo che sei
proprio bella. Bella e anche simpatica.
Devo aver fatto
una faccia parecchio sconvolta e dopo dieci secondi di smarrimento totale credo
di aver risposto qualcosa tipo: SIMPATICA A MEEE?!
E così ricorderò
F. a vita: come la prima persona che mi abbia mai dato della simpatica, in coda
in attesa di fare pipì.
Scherzi a parte in
questa vacanza ho incontrato persone in grado di risollevare la mia autostima
di parecchi punti, cosa che non accadeva da moltissimo tempo. Ne avevo bisogno
e mi ha fatto parecchio bene, per cui: GRAZIE.
La Bodeguita del
Medio e via di Mojito a passi di salsa.
Marcial ci saluta
ma ci rimane ancora un sacco di tempo prima di cena. Da brava rompiballe prendo
in mano la situazione: altro giro, altra corsa, con la scusa di fare due passi
faccio rifare a tutti il tour della città.
Plaza 13 de Marzo |
Museo de la Revolución |
Edificio Bacardi |
Cena in un
ristorantino in Plaza de la Catedral e via con la prima aragosta della vacanza
e i gamberetti più buoni mai mangiati in vita mia. La cucina cubana è un
qualcosa di meraviglioso.
La prima sera si
conclude con il rientro in hotel su un mitico taxi Chevy. Da bravi italiani
convinciamo il taxista a farci stare in sei in una macchina...non che avesse
tutti i torti ad essere titubante, in più occasioni lungo il tragitto ho avuto
paura dovessimo scendere a spingere – tanto carucce queste macchinine ma la
loro bella età la si sente tutta J
Le mie
considerazioni generali rimangono quelle riassunte qui, non credo di avere
altro da aggiungere.
Le foto poi credo parlino da sole.
Prima giornata
cubana decisamente promossa! Hasta luego!
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