Passa ai contenuti principali

Stonehenge e Salisbury

Sabato è stata la classica giornata scazzo da tuta, piumone, tazza di tè bollente, Netflix e pioggia in sottofondo. Sono arrivata a sabato sera con il classico senso di colpa che mi attanaglia ogni volta che butto via completamente una giornata, per cui avevo assoluta necessità di inventarmi qualcosa per la domenica. Dopo un attento studio delle previsioni meteo di tutta l’Inghilterra alla ricerca di un cavolo di paesino in cui non fosse prevista una bufera, si è deciso: Stonehenge e Salisbury.

Era praticamente un anno e mezzo che ci volevo andare, ma non avendo mai avuto a disposizione una macchina prima d’ora avevo sempre dovuto rinunciare. Caso vuole che questo weekend un amico si sia proposto come autista – occasione presa al volo.
Danno bel tempo, ma comunque parecchio freddo, per cui esco di casa alle 7.30 di domenica mattina che sembra che stia per partire per l’Antartide, in una tenuta supersexy che prevede calzamaglia di lana sotto i jeans, calzettoni da sci, canottiera, lupetto, maglione di lana, sciarpone, cappello, guanti e scarpe da hiking waterproof, che comunque non si sa mai. A posteriori mi complimento con me stessa per la pensata, anche se quello strato in più sotto il maglione ci sarebbe stato alla grande – il vento inglese sa essere micidiale e non ci ha risparmiati.

In due ore arriviamo all’information centre di Stonehenge: 15 pound di biglietto e 4 minuti di navetta per raggiungere il sito archeologico. Embè, non avrete mica pensato fosse gratis?!


Seguiamo un po’ il giro consigliato dalle audioguide, che spiegano la (presunta!) storia di questi megaliti. La versione più accreditata considera Stonehenge una sorta di grande calendario dell’antichità e al tempo stesso luogo di culto e di sepoltura. 
La verità è che non si sa esattamente chi lo abbia costruito e quale utilità o scopo avesse, ma immagino che questo alone di mistero sia proprio la causa principale della sua fama e dell’enorme afflusso di turisti.



Sarà che non sono una grande appassionata di sassi fuori misura o sarà forse stata colpa del vento glaciale che ti entra nelle ossa, ma ecco non mi ha propriamente emozionata e, diciamolo, non è certo nella top ten dei miei favourite places. Però sono davvero contentissima di esserci stata e confermo comunque la sua necessaria presenza nella lista dei luoghi da visitare una volta nella vita. Una volta sola ed è fatta, ma insomma in sta lista non ci possono essere solo cose meravigliosamente meravigliose, ogni tanto un paio di sassi o un museo di quelli che ‘piuttosto sparatemi’ bisogna buttarceli dentro. Eeh, i sacrifici che si fanno per costruirsi un minimo di  bagaglio culturale.

Lasciata Stonehenge, ci dirigiamo a Salisbury, a soli 15 minuti di auto. Salisbury è una cittadina davvero carina, come d’altronde quasi tutti i tipici paesini della campagna inglese, con i cottage sul fiume, i classici pub british style e quell’aria fiabesca del centro storico che ti sembra di entrare in un libro di storia medievale. Nel mio caso non in un libro qualunque, ma per l’esattezza in I pilastri della Terra di Ken Follet. Ora voi dovete sapere che oltre ad una travel bucket list, ho anche una books bucket list (e una movies, una series, una food bucket list…ma questa è un’altra storia). I pilastri della terra capeggiava la mia lista dei libri da leggere da tempo immemore. Problemino: i libroni da mille e più pagine hanno un non so che di inquietante, per cui succedeva che tenevo il libro sul comodino e di tanto in tanto, a distanza di qualche mese, decidevo che era venuto il tempo di leggerlo, mi ci mettevo sotto, credendo fosse la volta buona e…NO. Puntualmente a pagina 70 mi tornava questo blocco psicologico e il libro veniva abbandonato. Le prime settanta pagine ve le posso quasi ripetere a memoria, le avrò lette almeno 5-6 volte. Ad ogni modo, ci crediate o no, lo scorso anno si è vista la luce in fondo al tunnel: l’ho finito. Sarà che l’e-book rende il tutto meno spaventoso, fatto sta che non mi sono fermata a I pilastri della Terra, ho addirittura letto il sequel. Incredibile. (ah, ve li straconsiglio!)
Tutta sta pappardella per dire che?? Per dire che il signor Ken Follet è un super-amante delle Cattedrali e per la sua Kingsbridge si è ispirato per gran parte proprio alla Cattedrale di Salisbury. Quindi ecco, io mi ci ero un po’ fissata, nonostante la città non sia tra le principali mete turistiche della zona. Ma la scusa di Stonehenge è ottima per farci un salto, essendo così vicina.
E cavolo: ne vale la pena.



Ok, passo indietro, che in realtà non ci siamo diretti subito alla Cattedrale. Abbiamo prima fatto un giretto per il paese, abbiamo visitato la chiesa di Thomas Becket e ci siamo fermati per pranzo in un pub molto carino, dove finalmente ho avuto il mio primo Sunday Roast!


















Con la pancia piena, ci siamo diretti alla Cattedrale. 
Mi sono fermata all’esterno per qualche foto e per studiarla un pochino…è davvero molto bella.






La visita è a pagamento – o meglio, c’è un cartello enorme che ti invita caldamente a donare 6,50£ e la biglietteria è ben posizionata in mezzo al passaggio, quindi non è che puoi proprio entrare facendo finta di niente…lo sguardo minaccioso della tipa all’ingresso è piuttosto eloquente. Comunque.




Una volta entrati, si viene approcciati da queste simpatiche vecchiettine che fanno le volontarie e ti raccontano qualche aneddoto…adorabili. La prima che abbiamo incontrato mi ha spiegato dove posizionarmi per fare la foto migliore, in modo tale da avere il riflesso delle vetrata dell’abside nel fonte battesimale. Effettivamente aveva ragione, nonostante la mia incapacità fotografica il risultato non è poi malissimo.


La seconda vecchietta ci ha mostrato alcuni pilastri storti all’interno, cedimenti strutturali dovuti all’aggiunta di una torre campanaria troppo pesante rispetto a quanto la chiesa potesse effettivamente sopportare. Tutto sotto controllo ad ogni modo, hanno aggiunto dei contrafforti ad hoc quando si sono accorti che forse forse era meglio rinforzare un po’ qua e là.
Sempre questa adorabile vecchina ci ha poi portati a vedere la famosa vetrata blu in fondo alla chiesa, quella del riflesso. La vetrata è in realtà recentissima, è del 1980, ma si integra alla perfezione con il resto. 
Non ci fosse stata lei, non avremmo capito una mazza. Ora vi faccio vedere.


Lo vedete Cristo crocefisso? E il triangolo di luce? E le tombe dei prigionieri? E Ponzio Pilato? E il gallo che canta tre volte? E I cattivi sulla destra? Ecco appunto.





La terza e ultima vecchina ci ha invece spiegato un paio di cose sulla Magna Carta, di cui purtroppo abbiamo visto solo una copia, perchè l’originale si trova al momento alla British Library per un’esposizione. Tant’è, proprio alla British Library avevo visto un altro dei quattro originali esistenti per fortuna, se no mi sarei un pochino offesa.

Usciti dalla Cattedrale abbiamo fatto un breve giretto a piedi per raggiungere un punto panoramico che ci avevano consigliato. Qualche altra foto ed è già ora di rientrare.








Spero di aver reso almeno in parte l'idea!
Gita della domenica: 10+  J



Commenti

Popular posts

Getting Ready for Santiago

Quest’estate volevo fare un bel viaggio. Uno di quelli da cui torni con un misto di malinconia e stupore e voglia di rimetterti lo zaino in spalla e ripartire subito per scoprire altri luoghi, altre città, altre tradizioni, altri odori, altri angoli nascosti. Ero partita con un paio di idee ma per una serie di eventi che non sto qui a raccontare mi ritrovo con una credenziale in una mano, un biglietto per Santiago nell’altra e uno zaino da 40lt in cui ci deve stare il necessario per sopravvivere due settimane. A questo punto direi: AIUTO [o forse no, forse è più probabile che io dica: MA PORCA PU***** ***** ******* *****, CAZZO.] Andando contro la mia natura disfattista e catastrofica, sto cercando di vedere il bicchiere mezzo pieno, facendo una lista dei PRO e CONTRO e incrociando le dita. I PRO Tutte le persone che conosco che hanno fatto il Cammino di Santiago, tutto o anche solo in parte, lo ricordano come un viaggio bellissimo e un’esperienza assolutamente  worthy,  una di q

Cuba

Rientro da Cuba con mille immagini e pensieri che mi rimbalzano in testa.  Mi sono presa una settimana per cercare di fare un po’ di ordine ma non ci sono mica tanto riuscita. Com’è stato?  Bello, bellissimo.  E forte. E contradditorio.  È stato paesaggi meravigliosi e sorrisi e giri di salsa ad ogni angolo.  Ed è stato un pugno allo stomaco, un senso di colpa costante. Siamo nati dalla parte giusta del mondo, quella in cui si ha il bene piú prezioso di tutti: la libertà.  La libertà di essere e fare ciò che si vuole, la libertà di avere aspirazioni e poterle raggiungere, la libertà di viaggiare e conoscere e toccare con mano quello che c’è là fuori. Cuba non è la povertà assoluta, la guerra, la lotta per la sopravvivenza. Non è una realtà così distante dalla nostra da non essere immaginabile o concepibile. La gente ha l’indispensabile per sopravvivere – un tetto sopra la testa, acqua potabile, razioni di cibo. Sanità e istruzione sono gratuite, il livello

Tre giorni a Londra - Un tour breve ma intenso

Nel caso in cui non abbiate studiato le premesse per il perfetto tour londinese, andate a farlo subito qui .  Senza le premesse, si parte male. Ciò detto, pronti via.  DAY 1 Scarpe comode, kway nella borsa, macchina fotografica - ci siamo. Il Day 1 parte subito alla grandissima: si va a casa della Betty, che nella foto mi fa ciao dal balcone. La Betty e il parentado Buckingham Palace Gli italiani vanno matti per il cambio della guardia a Buckingham Palace , che attenzione! c’è a giorni alterni ed inizia alle 11.30. Vivamente consigliato arrivare in anticipo. Trovate informazioni qui . Passeggiata per St. James's Park, con classica foto agli scoiattoli, e si sbuca all a casa delle guardie della regina .  Horse Guards Svoltiamo a destra incamminandoci verso Westminster, fermandoci giusto un secondino davanti al 10 Downing Street , casa del Primo Ministro inglese. Cinque minuti di passeggiata e tadaaan: Houses of Parliament , Big Ben e Westmins