Passa ai contenuti principali

Marrakech Discovery: l'ultima tappa

Dopo aver visitato Ait Ben Haddou in mattinata, arriviamo a Marrakech nel primo pomeriggio e ci sistemiamo nel nostro Riad all’interno della Medina. Giusto il tempo di lasciare i bagagli e via verso piazza Djemaa el Fna, il cuore della Medina, una sorta di grande circo all’aperto con bancarelle di cibo di ogni tipo, artisti di strada, incantatori di serpenti, giocolieri, musicisti, addestratori di scimmie ed improbabili ‘dentisti’ che offrono visite così su due piedi, in mezzo alla piazza. 
Un luogo fuori dal mondo, lontano anni luce dalla cultura occidentale, senz’altro affascinante e caratteristico, ma devo ammetterlo a tratti inquietante.





Facciamo due passi in cerca di un posticino dove mangiare e vengo subito braccata da un tizio che mi piazza in mano un serpente, mi fa inginocchiare in mezzo alla piazza e invita un mio compagno di viaggio a farmi una foto. Il tutto per poi chiedere una bella mancia da 200 dirham (20 euro!). Ma che siamo pazzi?! Gliene diamo uno e tanti saluti.



Le scimmie mi fanno una pietà incredibile, legate al proprio padrone e vestite come bamboline con tanto di tutù, saltellano su e giù da un turista al successivo, una foto dietro l’altra. Non sono riuscita ad immortalarle per bene, perchè gli autoctoni sono di una cattiveria inaudita e se ti beccano a fare foto ti minacciano e rincorrono per tutta la piazza per farsi pagare. E non mi andava proprio di dare dei soldi per questo spettacolino da brividi.

Ad ogni modo, sono ormai le tre del pomeriggio e siamo affamati, quindi optiamo per un barettino con terrazza. Finalmente sole e caldo vero, ci godiamo un pranzo all’aperto.




Nel pomeriggio giretto tra i souk, i mercatini della Medina, centinaia di bancarelle e negozietti dove si può trovare ogni tipo di bene, dai gioielli tradizionali agli animali, passando per tappeti, abbigliamento e cibo di ogni genere. Nonostante il mercato sia molto grande e costituito da infinite viette e piazze, devo dire che è piuttosto ordinato, molto più di quanto mi aspettassi.








La parola d’ordine è CONTRATTARE. Su tutto, sempre e comunque. I prezzi non sono mai esposti, ad eccezione di quelli per il cibo, che spesso sono già stabiliti. I venditori si aspettano la contrattazione, per cui siate pronti ad un tira e molla lungo ed estenuante. Diciamo che una buona regola di base è cercare di portarsi a casa l’oggetto per meno della metà del prezzo propostovi inizialmente. A volte si contratta a voce, altre volte con una specie di giochino scritto, in cui il commerciante scrive un prezzo, voi scrivete accanto quello che siete disposti a pagare, al che lui cancella tutto e scrive la sua nuova offerta, abbassando un po’ la proposta iniziale, e voi fate lo stesso, mantenendo la vostra idea iniziale o cercando un compromesso e avvicinandovi alla cifra richiesta. E così via, fino a che non si trova un accordo e si conclude l’affare o semplicemente si manda all’aria tutto e amici come prima. È un po’ snervante, ma se siete pazienti, risoluti e gentili, alla fine riuscite ad avere la meglio!







La sera la piazza si trasforma e diventa una sorta di grande ristorante all’aperto, con lunghe tavolate e tantissimi stand dove si può trovare un po’ di tutto, dal classico cous cous alle escargot.


Dopo cena facciamo due passi (ehm, anche quattro) e finiamo in un locale carino dove servono qualche alcolico (ma non troppi…). Siamo gli unici che ballano in tutto il locale, ma al secondo cocktail me ne curo ben poco, rido e ballo e probabilmente dico cose senza troppo senso, ma tant’è almeno animiamo un po’ l’ambiente.


Secondo giorno a Marrakech dedicato a un giretto culturale. Partiamo da palazzo Bahia, la residenza di Bou Ahmed, un consigliere reale che in pratica governò il Marocco alla fine del 1800.



Ci spostiamo poi verso la kasbah, dove si trovano le tombe Saadiane, con i mauseolei di circa sessanta membri della dinastia reale, e la mellah, il vecchio quartiere ebraico.







Io e l’altra londinese del gruppo ci dirigiamo verso la Moschea Koutobia e poi facciamo un giro alternativo, allungando giusto un pochino la strada e finendo nel quartiere dei mega hotel di lusso, una sorta di Beverly Hills marocchina. Arrivate al Cyber-Park ritroviamo finalmente gli altri, che nel frattempo si godono il sole e i 20 gradi di Marrakech.




Pranzetto in terrazza, altro giretto per i souk e per concludere relax totale: HAMMAM. 
Troviamo un hammam carino ad un prezzo onesto non lontano dal nostro Riad. Certo nulla a che vedere con le terme a cui siamo abituati, ma per gli standard marocchini direi più che soddisfacente. Uomini e donne separati, anche perchè si è coperti di un misero perizomino di carta e nient’altro per tutto il percorso. Si inizia con il bagno turco, poi ognuna viene affidata ad una massaggiatrice. La mia, una donnona bella energica, mi prende letteralmente per mano e mi accompagna nella prima stanza: scrub con massaggio e doccia. Mi insapona e mi prende a secchiate di acqua bollente. Posso portarmela a casa?? Una goduria. Seconda stanza: massaggio. Trentacinque minuti di massaggio energico fatto da una che potrebbe tranquillamente essere un muratore. A tratti fa quasi male, ma ragazzi miei, quanto adoro i massaggi. 
Purtroppo dura tutto troppo poco ed è già ora del classico tè alla menta e tanti saluti. Ma ci voleva proprio, gran bel modo per concludere la vacanza.

La sveglia l’ultimo giorno suona ancora prima del solito, alle 4.30 stiamo facendo colazione. Ci attendono tre ore di pulmino per raggiungere l’aeroporto di Casablanca e ahimè tornare a casa.
Arriva anche il momento dei saluti, qualcuno va a Roma, qualcuno a Bologna, a Milano o a Londra.

È stata una bellissima esperienza, mi ha messo addosso una voglia pazzesca di ripartire e soprattutto di iscrivermi subito ad un altro viaggio con Avventure nel Mondo (cosa che per altro ho già fatto, spoiler J ). In un viaggio così conta sì il posto visitato, ma contano altrettanto, se non di più, le persone con cui viaggi. E io sono stata FORTUNATISSIMA.


Grazie della compagnia ragazzi! Alla prossima J






Commenti

Popular posts

Getting Ready for Santiago

Quest’estate volevo fare un bel viaggio. Uno di quelli da cui torni con un misto di malinconia e stupore e voglia di rimetterti lo zaino in spalla e ripartire subito per scoprire altri luoghi, altre città, altre tradizioni, altri odori, altri angoli nascosti. Ero partita con un paio di idee ma per una serie di eventi che non sto qui a raccontare mi ritrovo con una credenziale in una mano, un biglietto per Santiago nell’altra e uno zaino da 40lt in cui ci deve stare il necessario per sopravvivere due settimane. A questo punto direi: AIUTO [o forse no, forse è più probabile che io dica: MA PORCA PU***** ***** ******* *****, CAZZO.] Andando contro la mia natura disfattista e catastrofica, sto cercando di vedere il bicchiere mezzo pieno, facendo una lista dei PRO e CONTRO e incrociando le dita. I PRO Tutte le persone che conosco che hanno fatto il Cammino di Santiago, tutto o anche solo in parte, lo ricordano come un viaggio bellissimo e un’esperienza assolutamente  worthy,  una di q

Cuba

Rientro da Cuba con mille immagini e pensieri che mi rimbalzano in testa.  Mi sono presa una settimana per cercare di fare un po’ di ordine ma non ci sono mica tanto riuscita. Com’è stato?  Bello, bellissimo.  E forte. E contradditorio.  È stato paesaggi meravigliosi e sorrisi e giri di salsa ad ogni angolo.  Ed è stato un pugno allo stomaco, un senso di colpa costante. Siamo nati dalla parte giusta del mondo, quella in cui si ha il bene piú prezioso di tutti: la libertà.  La libertà di essere e fare ciò che si vuole, la libertà di avere aspirazioni e poterle raggiungere, la libertà di viaggiare e conoscere e toccare con mano quello che c’è là fuori. Cuba non è la povertà assoluta, la guerra, la lotta per la sopravvivenza. Non è una realtà così distante dalla nostra da non essere immaginabile o concepibile. La gente ha l’indispensabile per sopravvivere – un tetto sopra la testa, acqua potabile, razioni di cibo. Sanità e istruzione sono gratuite, il livello

Tre giorni a Londra - Un tour breve ma intenso

Nel caso in cui non abbiate studiato le premesse per il perfetto tour londinese, andate a farlo subito qui .  Senza le premesse, si parte male. Ciò detto, pronti via.  DAY 1 Scarpe comode, kway nella borsa, macchina fotografica - ci siamo. Il Day 1 parte subito alla grandissima: si va a casa della Betty, che nella foto mi fa ciao dal balcone. La Betty e il parentado Buckingham Palace Gli italiani vanno matti per il cambio della guardia a Buckingham Palace , che attenzione! c’è a giorni alterni ed inizia alle 11.30. Vivamente consigliato arrivare in anticipo. Trovate informazioni qui . Passeggiata per St. James's Park, con classica foto agli scoiattoli, e si sbuca all a casa delle guardie della regina .  Horse Guards Svoltiamo a destra incamminandoci verso Westminster, fermandoci giusto un secondino davanti al 10 Downing Street , casa del Primo Ministro inglese. Cinque minuti di passeggiata e tadaaan: Houses of Parliament , Big Ben e Westmins