Meglio tardi che mai, con un mese e mezzo di ritardo sono
riuscita a fare un po' di ordine tra foto e cartine del Portogallo e forse
riesco a mettere tutto nero su bianco.
Come anticipato, il nostro tour estivo non si è concluso in
quel di Santiago de Compostela.
L’8 agosto siamo infatti salite su un autobus
per dare inizio al nostro mini tour del Portogallo. Destinazione: Porto.
Avevo un po’ sempre snobbato il Portogallo prima di
quest’estate, lo ammetto, ma già dalle ricerche pre-partenza mi ero in parte
ricreduta e dopo esserci stata non posso che stra-consigliarvelo.
La sistemazione scelta per le tre notti a Porto è stata
l’Ostello Magnolia: posizione non centrale, ma comunque raggiungibile a piedi
da ben tre stazioni metro, un edificio non nuovo ma internamente abbastanza
curato, personale gentilissimo, camera pulita, colazione scarsa ma servita in
un giardinetto carinissimo. Insomma non il miglior ostello del mondo ma
assolutamente uno standard accettabile.
Dopo quattro ore di autobus da Santiago, la nostra giornata
si è conclusa con una pizza e una bella doccia, e poi siamo morte distese sul
letto. Io per altro iniziavo a percepire i sintomi della fantastica influenza
che mi ha accompagnata per tutti i dieci giorni di vacanza in terra portoghese
e che mi ha rovinato ben più di una giornata. Che di farsi una vacanza senza
imprevisti non se ne parla mai.
Day 1: tour intensivo del centro. Partite a piedi dal
nostro ostello, ci dirigiamo al Mercado do Bolhao, aspettandoci forse troppo da
questo mercato presente su tutte le guide turistiche: delusione totale, una
struttura non proprio elegante che dà la sensazione di un posto abbandonato a
se stesso, sensazione che a dire il vero ho provato in più di un’occasione in
questa visita a Porto. Parlandone poi con la mia coinquilina portoghese, ho
scoperto che negli ultimi anni la crisi ha colpito molte zone del Paese e i
segni sono ben visibili anche in aree un tempo rinomate.
Lasciato il mercato, ci spostiamo verso il centro passando
per la Chiesa da Trinidade, la Camara Municipal do Porto, Avenida do Aliados, Praça
da Liberdade e la stazione di Sao Bento.
La stazione di Sao Bento è uno dei must-see di Porto, grazie
alle più di 20mila Azulejos dipinte nell’atrio di ingresso dal più importante
decoratore portoghese. Da vedere!
Tappa successiva: Torre dos Clerigos, 240 scalini per poter
godere della vista di Porto dall’alto, ma ne vale la pena.
Pausa caffè per far passare una fastidiosa pioggerella
momentanea e via verso la Chiesa do Carmo, che ha una parete laterale completamente
rivestita di Azulejos ed è addossata alla Chiesa Das Carmelitas – a separarle,
una casetta larga poco più di un metro, strane architetture portoghesi. Chissà
poi che ansia abitare in sta casetta minuscola in mezzo a due mega chiese, con
canti religiosi e scampanelii a qualsiasi ora del giorno.
Giretto al Palacio de Cristal, che di cristallo non ha
assolutamente nulla, non siamo ben riuscite a capire il perchè di questo nome.
Intorno al “palazzo” c’è un bel parco, con vista sul fiume e un sacco di pavoni
che girano liberi tra la gente. Ma voi li avete mai visti i cuccioli di
pavone?!? Beh, per noi era la prima volta e abbiamo passato una buona mezz’ora
a fare foto e a guardare le mamme-pavone che si portavano dietro questi
piccolini cercando di non perderne nessuno per strada. Che tenerezza.
Finalmente ora di pranzo, un po’ indecise sul dove fermarci
a un certo punto prese dal raptus della fame ci fermiamo in un bar a caso. Non
c’è molta scelta, optiamo per gli unici due piatti disponibili: sardine per la
mia amica e lonza di maiale per me. È stato uno di quei pranzi che non ci
scorderemo mai. La piastra per le sardine, sotto gli occhi di tutti, viene
gestita da mr.Finezza, che subito mostra gli ingredienti segreti per la
preparazione del piatto: paletta in una mano, sigaretta nell’altro, alterna un
tiro di tabacco ad uno sputacchio sul cibo per alimentare il fuoco. Ma bonjour
finesse proprio eh.
Abbiamo mangiato comunque, confidando nel potere del fuoco
di bruciare tutto quello schifo. Ma ecco, questo posto non ve lo consiglierei.
Giretto in centro nel pomeriggio e finally la Ribeira, il quartiere che si stende lungo il fiume Douro, un insieme di stradine, case colorate, vecchiette che vi guardano dal balcone, ristoranti e botteghe, che è stato riconosciuto dall’Unesco come Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Davvero carino!
Chiesa di San Francesco |
Palacio da Bolsa |
Nella parte bassa della Ribeira si trova il ponte Dom Luis
I, progettato da uno degli allievi di Gustave Eiffel. Al di là del ponte c’è il
quartiere di Vila Nova de Gaia, famoso per il gran numero di cantine vinicole e
la miglior produzione di Porto di tutto il paese.
Rimandiamo l’attraversamento del ponte al giorno successivo
e concludiamo la giornata con la visita alla Cattedrale, edificio cupo ma con
interni molto suggestivi. Avevo appena finito di leggere I Pilastri della Terra
ed entrata qui mi sono sentita come catapultata nel libro, una sensazione che
non riesco bene a descrivere, un misto di stupore e ammirazione, credo.
Verso sera l’influenza torna a farsi sentire e mi costringe
a rinunciare alla tipica Francesinha, un mega toast ripieno di salame, vitello,
salsiccia e formaggio fuso, annegato in una salsa di pomodoro e birra,
ricoperto da un uovo fritto e accompagnato da una montagna di patatine, per un
totale di circa quattromila calorie a piatto. Probabilmente è stato un bene per
il mio stomaco, ma che vacanze sono se non ci si ammazza di cibo locale da
mattina a sera? Mi toccherà tornare a Porto per una Francesinha come si deve.
Day 2: giornata dedicata all’arte, con cui io, si sa,
vado a nozze. Ma quando vai in vacanza con un architetto non puoi tirarti
indietro.
Prima tappa della giornata: Casa da Musica, il principale
auditorium di Porto, un complesso di sale da concerto inaugurato nel 2005. Decantata
come opera innovativa, capace di avvicinare l’arte a noi comuni mortali grazie
all’accostamento di classico e moderno, ad un umile visitatore come la
sottoscritta l’edificio appare come niente meno che un blocco di cemento armato
dalle mille facce. Non propriamente l’architettura più bella ever, a mio
avviso.
I tour, tutti rigorosamente a pagamento, iniziavano nel pomeriggio, per
cui ci siamo limitate a qualche foto degli esterni e a un rapido giro nella
hall. Non metto in dubbio che le sale interne siano spettacolari, che l’acustica
sia eccezionale, che la fusione dei materiali scelti e l’utilizzo dello spazio
creino un complesso di altissimo livello…ma dai diciamocelo, tutto sto cemento
bianco sporco dall’esterno non fa una gran bella impressione.
Il museo è circondato da un parco piuttosto grande, all’interno
del quale si trovano la Villa Serralves, un auditorium, una biblioteca, un
ristorante, una piccola fattoria, un laghetto e un sacco di verde per un
momento di relax. Ce n’è per tutti i gusti insomma.
Il nostro tour pomeridiano prevedeva l’attraversamento del
ponte Dom Pedro e un giro sul lungo fiume e tra le cantine, magari con un finto
assaggio di Porto…ma ha iniziato a piovere e poi ahimé l’influenza ha avuto
decisamente la meglio e mi ha costretta ad un rientro anticipato in ostello e
ad una serata copertina e té caldo, che è esattamente la massima aspirazione
per chiunque sia in vacanza.
La mia visita di Porto finisce quindi cosi. Non siamo
riuscite a fare una passeggiata a Vila Nova de Gaia ma siamo comunque riuscite
a visitare tutte le attrazioni turistiche di rilievo.
Tirando le somme…Porto è un ottimo punto di partenza per un
tour del Portogallo o per un weekend fuori porta, ha dimensioni davvero ridotte
quindi si gira facilmente in un paio di giorni senza corse sfrenate contro il
tempo.
Non è in cima alla classifica delle mie città preferite, ma è un’ottima
meta per un mini break.
Vi consiglio di passeggiare per le sue stradine fatte
di continue salite e discese, di salire sulla torre Dos Clerigos, di prendere
il tram che costeggia il Douro, di fermarvi a bere qualcosa sotto il sole della
Ribeira. E già che ci siete, fate un giro tra le cantine, assaggiate il Porto e
mandatemi qualche foto di quello che io mi sono persa.
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