Sarria, 3 agosto. Notte trascorsa nell’albergue Monasterio
de la Magdalena, in una camerata mista piuttosto grande. La sveglia suona alle
6.00 e devo dire che io sono abbastanza riposata, pronta a partire. La mia
amica mi racconta della nottata movimentata: un bambinetto ha fatto casino, un
signore ha russato tutto il tempo, la tedesca di fianco a noi si è svegliata
alle 4 per arrivare presto alla tappa successiva e trovare posto in un albergue
(la follia).
Ah, i tappi, che invenzione meravigliosa! Sarà pure strana
una che dorme tutte le notti con i tappi, ma negli ultimi mesi in particolare
li ho trovati di un’utilità pazzesca: provate voi ad abitare con altre otto
persone in una casa con i pavimenti in legno, i soffitti di cartongesso e
coinquilini che vanno e vengono a tutte le ore, aprono e chiudono porte,
salgono le scale con la grazia di un ippopotamo, passeggiano per casa con
musica a tutto volume, tornano ubriachi e mettono per sbaglio il bollitore sui
fornelli facendo suonare l’allarme anti-incendio alle 4 del mattino o fanno del
sesso violento nella camera sopra la vostra. Eh, provateci. Sia lodato chi li
ha inventati, i tappi. Che, appunto, sono tornati parecchio utili anche in
questa vacanza tra albergues e ostelli vari.
Mi era capitato un paio di volte in passato di dormire in
ostello e non mi ero trovata poi male, quindi ero abbastanza ottimista riguardo
le sistemazioni scelte. A posteriori, confermo che il rapporto qualità prezzo
secondo me è ottimo. Certo, alcuni ostelli sono tenuti meglio di altri, ma in
generale li abbiamo trovati tutti piuttosto puliti. Vero anche che io mi adatto
abbastanza facilmente, mi sono sempre trovata benissimo anche in campeggio o in
bed&breakfast di primo livello. Insomma, dipende sempre da che tipi siete,
ma direi che se siete tipi da mettervi a fare il Cammino di Santiago, allora
siete anche sicuramente tipi da ostello, e vi trovereste alla grande.
Di norma la sistemazione in ostello sul Cammino di Santiago
prevede:
- letti a castello in camerate miste, di dimensioni variabili: noi siamo capitate tre notti in camerate molto grandi, con circa trenta persone, ed altre tre notti in camerate più piccole, tra le quattro e otto persone. Solitamente l’ostello mette a disposizione coprimaterasso, federa e coperta (in alcuni ostelli a pagamento). Ad ogni modo è altamente consigliabile portare il proprio sacco a pelo o sacco letto.
- bagni e docce in comune: sinceramente li ho trovati sempre puliti, quanto meno all’ora di pranzo. Poi ovviamente verso sera, quando sono stati utilizzati da altre 50 persone, non si può pretendere che siano lindi, ma comunque mai sporchi a livelli spaventosi, ecco. Sarà anche che ci sono un po’ abituata, grazie ai miei flatmates.
- possibilità di utilizzare la cucina: tutti gli ostelli in cui ci siamo fermate erano dotati di cucina con pentolame, posate, frigo, microonde a disposizione dei pellegrini. Un paio di volte ne abbiamo approfittato e abbiamo ‘cucinato’ in ostello, soluzione senz’altro più economica del bar/ristorante.
- lavanderia: la prima sera abbiamo fatto le donne di casa (o forse le tirchie?!) e abbiamo lavato a mano. Dalla seconda sera in poi: 3 euro per la lavatrice e 3 euro per l’asciugatrice, spendi due lire ma risparmi in tempo e fatica, da non sottovalutare.
Comunque, tornando al primo giorno di Cammino.
Sveglia alle
6, si diceva, ricomposizione dello zaino, colazione e si parte.
La giornata non
è proprio delle migliori, la pioggia va e viene, è un continuo mettere e
togliere la mantella. Passiamo per qualche paesino, alterniamo strada asfaltata
a sentieri.
Dopo circa tre ore decidiamo di fermarci in un bar per 20minuti di
riposo e un cafe con leche. Arrivate al banco, le scoperte più sensazionali di
questo cammino: il bizcocho e la torta di Santiago. A dire il vero, da brave
ignoranti, prendiamo due cose a caso, che poi si rivelano essere i due dolci
tipici del luogo, di cui abbiamo praticamente fatto indegestione nei giorni
successivi. Il bizcocho non è altro che un pan di spagna morbidissimo, mentre
la torta di Santiago è una torta a base di mandorle…entrambe ricette
semplicissime, dicono, che quindi tenterò di imitare a breve perchè sono
davvero troppo troppo buone! Provatele!
Molto soddisfatte dalla nostra merenda di metà mattina, ci
rimettiamo in cammino e battendo ogni record previsto a mezzogiorno arriviamo a
Portomarin. Le prime dell’ostello, incredibile.
L’albergue di Portomarin è stato il più difficile da
prenotare, nonostante ci fossimo mosse con un mese di anticipo erano già quasi
tutti pieni. Quello che abbiamo trovato, Albergue Folgueira, non era quindi il
migliore del paese, ma ci siamo comunque trovate bene. Ecco, parentesi, nel
caso in cui decidiate di fare il Cammino di Santiago ad Agosto, potete
senz’altro permettervi di non prenotare gli albergues fino a Sarria. Ma per
questi ultimi soliti 100 km è vivamente consigliato prenotare con largo
anticipo, a meno che vi accontentiate di passare la notte sul pavimento di una
palestra, cosa che sinceramente non mi sentivo di fare. Il mio concetto di
‘avventurosa’ ha dei limiti.
Tolte le scarpe da camminata, indosso un paio di orribili
sandali –gentile concessione della mia amica E.- che come molti di voi sanno
per me sono IL MALE, ma credetemi dopo 5-6 ore di camminata mi sono sembrati il
paradiso!
Usciamo per pranzo e ci fermiamo in uno dei tanti bar sotto i portici
proprio di fianco alla chiesa di San Nicolás, nella piazza centrale. Optiamo
per due empanadas, io con bacalhau e la mia amica con tonno, entrambe
consigliate, e ovviamente la ormai immancabile torta di Santiago.
A stomaco pieno facciamo un giro del paese. Portomarin è
senz’altro il paese più carino tra quelli visitati: affacciato su un lago
artificiale, dà il benvenuto ai visitatori con una scalinata di pietra
ricostruita su un arco del vecchio ponte romano-medievale – l’ultima fatica
della giornata per i pellegrini prima del meritato riposo! Il vecchio paese di
Portomarin è stato sommerso dal lago artificiale di Belesar, formatosi in
seguito alla costruzione della diga nel 1962. I due quartieri che componevano
l'antica Portomarin, San Nicolás y San Pedro, si trovano sul fondo del lago. Il
paese è stato trasferito sul vicino monte del Cristo e i principali monumenti
sono stati smontati e ricostruiti pietra su pietra: tra questi, la chiesa
romanica di San Pedro e la chiesa fortezza di San Nicolás.
Nel pomeriggio finalmente il sole e noi ne approfittiamo standocene sedute per un po’ a far nulla…fino a quando non ci viene la brillante idea di farci qualche autoscatto.
La giornata si conclude così, con la mia amica che sistema la macchina fotografica su muretti e appoggi di varia natura e poi corre a sistemarsi di fianco a me, che ovviamente me ne sto comoda a ridere come una scema. Foto simbolo della giornata non può che essere questa.
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